L'architetto Labellarte racconta: il complesso condominiale Santa Lucia a Viterbo
Scopri la trasformazione delle tre palazzine residenziali del complesso viterbese, grazie alla collezione EC1 di Cerdisa. Un risultato che unisce funzionalità e raffinatezza attraverso materiali innovativi.
Una progettazione pensata per restituire importanza simbolica e corporea alle bucature delle finestre, definisce il perimetro estetico del complesso condominiale Santa Lucia in una delle zone residenziali di Viterbo. Le geometrie dei corpi di fabbrica diventano allora superfici che amplificano o ridimensionano la percezione visiva dei volumi attraverso le scelte di finitura, materiche e cromatiche: dal travertino tagliato in opera per le finestre alle lastre ceramiche applicate sulle pareti.
Può descriverci brevemente come si è evoluta l’idea di progetto a partire dalle esigenze iniziali della committenza e dalla vs idea di ambientazione?
Il principio regolatore del progetto è stato quello di ridare importanza agli imbotti delle finestre e alle relative cornici che l’architettura contemporanea ha ormai fatto sparire dal proprio lessico. Una sorta di citazione classica non solo in termini formali, sebbene rieditati, ma anche materici, scegliendo una pietra locale come il travertino, tagliata a spessore su disegno. Un’operazione volutamente sartoriale, un segno di comunicazione oltre che architettonico.
Come siete arrivati alla scelta di utilizzare materiale ceramico per le superfici?
È stata una scelta concettuale oltre che di progetto. La sartorialità applicata al travertino ha avuto un ruolo esclusivamente di accento, il resto è stato concepito con superfici estremamente contemporanee non solo in termini di texture, ma anche in termini di processi produttivi e il gres porcellanato è uno dei materiali più straordinari dal punto di vista della modernità. È versatile, ampia gamma applicativa in ogni contesto e per ogni superfice, valori di resistenza meccanica notevoli, durabilità nel tempo, pochissime esigenze manutentive e sostenibilità.
Può brevemente commentare la scelta dei colori e delle finiture utilizzati?
Abbiamo scelto, in accordo con la committenza, la collezione EC1 di Cerdisa, nel colore Barbican, un grigio molto scuro, principalmente per costruire una tonalità di fondo su cui cornici e imbotti potessero emergere in modo inequivocabile, visto che pensati dall’inizio come elementi di distinguo. Il formato è stato customizzato perché volevo primariamente evidenziare a ritmo intenso le fughe sulle partizioni della costruzione che abbiamo rivestito e poi perché per il sistema adottato, ovvero quello del gres incollato sul cappotto, erano stati previsti, per questione di carattere tecnico, formati specifici. Ad emergere un contrappunto cromatico, materico, stilistico. Era quello che volevo.
Dal punto di vista della committenza, che tipo di riscontro avete avuto al termine del cantiere?
Ottimo. È stato un bel lavoro. Tutti soddisfatti.